|
| Benedetto XVI inizia in queste ore il suo pellegrinaggio di otto giorni in Terra Santa. Lo attende un groviglio di inquietudini religiose, etniche e politiche (che non ha eguali nel mondo) lungo un percorso che va da Amman a Tel Aviv, da Gerusalemme a Betlemme fino a Nazaret: è un itinerario che tocca i luoghi più significativi della vita di Gesù e dell'annuncio del Vangelo, ma è anche il teatro dello scontro fratricida tra i fedeli delle religioni del Libro in difesa di una terra contesa. E il Papa ci va come «pellegrino di pace, nel nome dell'unico Dio che è Padre di tutti». Ci va con l'obbiettivo dichiarato di «confermare e incoraggiare i cristiani» e soprattutto testimoniare «l'impegno della Chiesa Cattolica in favore di quanti si sforzano di praticare il dialogo e la riconciliazione». Per molte ragioni questo viaggio non sarà facile. C'è diffuso in campo mussulmano il timore che a trarne vantaggio sia soprattutto Israele, conoscendo le posizioni di Ratzinger in tema di dialogo religioso con l'ebraismo. Anche se verso l'Islam la Santa Sede di recente ha mandato molti segnali di attenzione, in nome della straordinaria sintesi culturale maturata a cavallo del primo millennio grazie agli stimoli della filosofia araba medievale. Purtroppo alla radice del conflitto mediorientale sta come un macigno una questione che è, e rimane, squisitamente politica: la creazione dello Stato di Israele nel 1948 senza troppo considerare le popolazioni arabo-palestinesi presenti in quel territorio. E che la questione sia politica la Santa Sede l'ha capito da tempo e non si stanca di sostenere la necessità di creare in pacifica coesistenza due stati, indipendenti e sovrani, uno israeliano e l'altro palestinese. Malauguratamente però al carattere politico della questione, nella dilazione delle scelte, si sono progressivamente aggiunti, a complicare le cose, i motivi etnici e quelli religiosi che invece di aiutare a superare i contrasti e abbattere gli steccati, hanno contribuito a dividere sempre di più, esasperando integralismi ed estremismi, quando non anche forme esasperate di violenza e di terrore. Per riportare il contrasto arabo-israeliano nell'alveo della dimensione politica occorre, secondo Benedetto XVI, recuperare al più presto la comune matrice religiosa che ha il suo fondamento nella Bibbia e così riscoprire tutti insieme il Dio di Abramo, Isacco e Giacobbe. E in questa direzione si muove, animato dalla speranza, il Vescovo di Roma che concluderà il suo pellegrinaggio a Gerusalemme, «la città-simbolo per eccellenza - come ha ricordato domenica scorsa in Piazza San Pietro - là Cristo è morto per riunire tutti i figli di Dio dispersi». Sarà un'impresa difficile, da profeta disarmato che a Gerusalemme ripeterà con Isaia:«...( i popoli) forgeranno le loro spade in vomeri, le loro lance in falci; un popolo non alzerà più la spada contro un altro popolo, non si eserciteranno più nell'arte della gue...Read the whole post...
- Tags:
- Benedetto XVI,
- Chiesa cattolica,
- Medio Oriente
|
|