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    B_NORM    
    view post Posted on 8/5/2009, 15:46 by: izolanoReply
    Benedetto XVI inizia in queste ore il suo pellegrinaggio di otto giorni in Terra Santa. Lo attende un groviglio di inquietudini religiose, etniche e politiche (che non ha eguali nel mondo) lungo un percorso che va da Amman a Tel Aviv, da Gerusalemme a Betlemme fino a Nazaret: è un itinerario che tocca i luoghi più significativi della vita di Gesù e dell'annuncio del Vangelo, ma è anche il teatro dello scontro fratricida tra i fedeli delle religioni del Libro in difesa di una terra contesa. E il Papa ci va come «pellegrino di pace, nel nome dell'unico Dio che è Padre di tutti». Ci va con l'obbiettivo dichiarato di «confermare e incoraggiare i cristiani» e soprattutto testimoniare «l'impegno della Chiesa Cattolica in favore di quanti si sforzano di praticare il dialogo e la riconciliazione».
    Per molte ragioni questo viaggio non sarà facile. C'è diffuso in campo mussulmano il timore che a trarne vantaggio sia soprattutto Israele, conoscendo le posizioni di Ratzinger in tema di dialogo religioso con l'ebraismo. Anche se verso l'Islam la Santa Sede di recente ha mandato molti segnali di attenzione, in nome della straordinaria sintesi culturale maturata a cavallo del primo millennio grazie agli stimoli della filosofia araba medievale.
    Purtroppo alla radice del conflitto mediorientale sta come un macigno una questione che è, e rimane, squisitamente politica: la creazione dello Stato di Israele nel 1948 senza troppo considerare le popolazioni arabo-palestinesi presenti in quel territorio. E che la questione sia politica la Santa Sede l'ha capito da tempo e non si stanca di sostenere la necessità di creare in pacifica coesistenza due stati, indipendenti e sovrani, uno israeliano e l'altro palestinese.
    Malauguratamente però al carattere politico della questione, nella dilazione delle scelte, si sono progressivamente aggiunti, a complicare le cose, i motivi etnici e quelli religiosi che invece di aiutare a superare i contrasti e abbattere gli steccati, hanno contribuito a dividere sempre di più, esasperando integralismi ed estremismi, quando non anche forme esasperate di violenza e di terrore.
    Per riportare il contrasto arabo-israeliano nell'alveo della dimensione politica occorre, secondo Benedetto XVI, recuperare al più presto la comune matrice religiosa che ha il suo fondamento nella Bibbia e così riscoprire tutti insieme il Dio di Abramo, Isacco e Giacobbe. E in questa direzione si muove, animato dalla speranza, il Vescovo di Roma che concluderà il suo pellegrinaggio a Gerusalemme, «la città-simbolo per eccellenza - come ha ricordato domenica scorsa in Piazza San Pietro - là Cristo è morto per riunire tutti i figli di Dio dispersi».
    Sarà un'impresa difficile, da profeta disarmato che a Gerusalemme ripeterà con Isaia:«...( i popoli) forgeranno le loro spade in vomeri, le loro lance in falci; un popolo non alzerà più la spada contro un altro popolo, non si eserciteranno più nell'arte della gue...

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    Tags:
    Benedetto XVI,
    Chiesa cattolica,
    Medio Oriente
    Comments: 0 | Views: 77Last Post by: izolano (8/5/2009, 15:46)
     

    B_NORM    
    view post Posted on 11/4/2009, 14:56 by: izolanoReply
    ISTANBUL (Reuters) - Il presidente Usa Barack Obama ha concluso il suo viaggio nella musulmana Turchia oggi chiedendo pace e dialogo con l'Islam e la creazione di uno stato palestinese che viva accanto ad Israele.

    Nel suo primo viaggio da presidente in un paese musulmano, Obama ha cercato di ricostruire i rapporti dopo la rabbia per l'invasione dell'Iraq, la guerra in Afghanistan e le accuse contro il suo predecessore George W. Bush di essere a favore di Israele.

    "Sono venuto in Turchia perché sono profondamente impegnato nella ricostruzione di un raporto tra gli Stati Uniti e la gente del mondo musulmano, sulla base del reciproco interesse e rispetto", ha detto Obama.

    "Credo che possiamo avere un dialogo che sia aperto, onesto, vibrante...E voglio farvi sapere che sono personalmente impegnato a un nuovo capitolo della partecipazione americana", ha detto ad un incontro con giovani turchi.

    La visita di Obama, in cui ha detto che l'America "non sarà mai in guerra con l'Islam", rappresenta un forte cambiamento nella politica Usa dopo che Bush ha irritato i musulmani con il suo sostegno a Israele, l'invasione dell'Iraq e l'aver definito l'Iran parte di un'"asse del male".

    Obama avrà ora bisogno di mantenere, attraverso la politica, le promesse fatte al mondo musulmano.

    "Credo che la pace in Medio Oriente sia possibile. Penso che sarà basata su due stati fianco a fianco, quello palestinese e quello ebraico", ha detto Obama.

    "Penso che per ottenere ciò, entrambe le parti dovranno scendere a compromessi. Penso che abbiamo idea di quali questi compromessi dovrebbero essere e saranno. Ora quello di cui abbiamo bisogno è che la volontà politica e il coraggio da parte della leadership".

    Obama ha respinto le critiche che il suo discorso a Praga sul disarmo nucleare, il suo appello per la pace in Medio Oriente e il suo impegno con l'Iran sia stato troppo idealista.
    "La mia attitudine è che tutte queste cose sono difficili. Non sono naive. Se fossero facili sarebbero già state fatte", ha detto.

    "Muovere uno stato è un processo lento. Gli stati sono come grosse petroliere. Non sono motoscafi. Non puoi prendere il comando e andare in una nuova direzione. Ti muovi lentamente e magari ti ritroverai alla fine in un posto molto diverso".

    Obama ha poi ammesso che l'America ha fatto degli errori.

    "Io mi sono opposto alla guerra in Iraq. Pensavo che fosse una cattiva idea. Ora che ci siamo, ho la responsabilità di assicurare che, quando porteremo via i soldati, avremo agito con abbastanza attenzione da non vedere un completo collasso nella violenza".

    Tags:
    islam,
    Medio Oriente,
    Obama,
    Stati Uniti
    Comments: 0 | Views: 74Last Post by: izolano (11/4/2009, 14:56)
     

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